Le palle perse nel basket

By Linton Johnson

“NON PERDERE IL PALLONE!”

Queste erano le parole, che più odiavo sentire, da parte dell’allenatore.
Come se poi, non perdere il possesso palla, sia la chiave per vincere una partita.
Nel gioco della pallacanestro, ma come in qualsiasi altro campo, è inevitabile commettere errori.
Non ho mai visto, né sentito nessuna squadra avere sempre il 100% del possesso palla.
Francamente, ho sempre pensato che sarebbe stato molto più istruttivo, sentire da parte dell’allenatore, parole come “PASSA LA PALLA”, “TIRA”, “PRENDI IL RIMBALZO”, “CORRI PER IL CONTROPIEDE”, “RIENTRA IN DIFESA” piuttosto che “NON PERDERE IL POSSESSO”.

Possiamo considerarle come parte naturale del gioco e se un giocatore è in grado di perfomare senza questa preoccupazione, sarà più propenso a fare la cosa giusta nel momento chiave.
I giocatori non si rafforzano, se pensano all’inevitabile.

Siamo esseri umani ed agiamo, non pensiamo a cosa non potremmo fare.


In questi due mesi di dilemma dovuti alla quarantena, resisto ripensando a una situazione analoga nel mondo del basket, ogni volta che sento persone che suggeriscono di NON fare niente perché non si può mettere il prezzo della propria libertà sulle altre vite umane.

Ultimamente, ho sentito spesso le persone ripetere la frase “Non puoi mettere un prezzo sulla vita umana”, suggerendo che dobbiamo continuare a rimanere bloccati fino a quando il Covid-19 non sarà un lontano ricordo.

Questa frase mi disturba tanto quanto quella pronunciata dal mio coach “NON PERDERE LA PALLA”.
 

INEVITABILMENTE, IL RISCHIO C’È.

Il prezzo sulle nostre vita esiste da tempo, da quando i governi e le aziende ci mandano in guerra.
Sarebbe bastato un fondo monetario a risolvere i problemi in questa emergenza.
Dal momento in cui i mezzi di trasporto non sono sicuri al 100% dimostra chiaramente che esiste un prezzo sulle nostre vite.
Così come il fatto che esista assistenza sanitaria per alcune persone e non per tutti, questo è un prezzo sulle nostre vite.
Soffermiamoci sulla disparità che vi è tra un italiano, uno zingaro, un americano e un africano.
La vita di quest’ultimo varrà meno perché il suo paese è sfruttato.
Quindi, per quanto scomoda sia questa riflessione, deve essere accettata come una realtà.
Se dovessimo imparare dai nostri errori impareremmo ad andare avanti e prepararci per la prossima partita.
Il prossimo step è quello di uscire.
Anche se il Covid-19 non viene completamente sradicato, forse è ora di mettere fine al lockdown.

Anche se può essere semplice dire “non puoi mettere un prezzo sulla vita umana”, alludendo al fatto che ci potrebbero essere rischi alti non appena torniamo alle nostre vite e l’unica soluzione sarebbe quella di aspettare un vaccino o l’eliminazione definitiva del virus.

Ecco perché credo che non abbiamo imparato dai nostri errori, perchè questo ci avrebbe aiutato a capire che le cose devono essere fatte diversamente la prossima volta.


Torneremo a salutare le persone?

Pensare di poter vivere esattamente la vita che abbiamo vissuto prima dell’epidemia è irrazionale.

Tutto deve essere riconsiderato e pensato diversamente.
Ma forse dobbiamo solo uscire di casa ufficialmente per capirlo perché è un’assurdità pensare che l’antidoto sia semplicemente restare a casa.

Pensare di non perdere il possesso palla è peggio che effettivamente perderlo; l’idea di stare a casa, ultimamente, è peggio della malattia stessa!

Riesci a immaginare se qualcuno avesse pensato di voler sacrificare 10 innocenti pur di liberare il mondo da questa pandemia?

Avremmo torturato quelle persone per il solo pensiero.
Eppure, sono morte circa 12.000 italiani l’anno scorso, per sintomi influenzali o simil-influenzali, ma era accettabile come discorso.

“La morte di una persona è una tragedia; la morte di un milione è una statistica ”.

disse Joseph Stalin.
E le persone che stanno perdendo il lavoro?

La sussitenza non è affidabile e questo sta facendo impazzire milioni di persone.

Ci dicono di stare a casa perché siamo solo delle statisiche come le palle perse nel basket.

Per quanto moralmente imbarazzante possa sembrare il confronto del basket con questo orribile virus è il modo migliore che io conosca per descrivere quello che sta accadendo.
 
Perché quando penso alle persone che perdono il lavoro, penso a quante volte sono stato scambiato o tagliato dai team NBA ed è assolutamente devastante!
 
Perdere il lavoro può significare fame e vite perse.
 
Quanti lavori persi equivalgono a una vita persa?
Ci hai mai pensato?

Se la riapertura di ristoranti, bar o palestre fitness, salverebbe 10.000 lavoratori, ma comporterebbe l’uccisione di 5 persone, sarebbe sbagliato continuare a lavorare?
Stiamo iniziando a non riuscire a riconciliarci con questa aritmetica morale se pensiamo che sia giusto continuare a stare a casa e sapere “statisticamente” che milioni di persone stanno perdendo il lavoro / la vita.
Il danno economico a cui stiamo tutti assistendo non può essere districato dalla perdita di vite .
Quindi, proprio come la persona che dice “non è possibile mettere un prezzo sulla vita umana” forse è meglio correre il rischio di uscire e imparare dalle “palle perse” che inevitabilmente accadranno, così possiamo essere più preparati per le sfide future.
Perché a volte il rischio di non fare nulla è di gran lunga maggiore del rischio di qualcosa.
Nella NBA diciamo : “giocare per vincere” e non “ giochiamo per NON perdere” perché c’è una differenza!

Ma hey … che ne so io?! Sono solo uno dei tanti giocatori che perde palla ad ogni partita ...